Il Lombardia 2018, Nibali: “Secondo è sempre una sconfitta, ma posso essere felice”
A Il Lombardia 2018 Vincenzo Nibali è andato vicino a un memorabile tris. A meno di tre mesi dalla caduta di cui è rimasto vittima al Tour de France 2018, costringendolo a un intervento chirurgico e una complicata rincorsa alla condizione in vista dell’appuntamento iridato, il capitano della Bahrain-Merida è stato il vero animatore di una corsa che aveva già vinto nel 2015 e un anno fa. All’attacco già sul Muro di Sormano, in risposta a un primo allungo di Primoz Roglic (LottoNL-Jumbo) operato alle pendici della salita, il messinese ha scollinato insieme al solo Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) e, dopo essere stato raggiunto anche dallo stesso Roglic e da Egan Bernal (Sky) nel successivo tratto in discesa, si è giocato le proprie carte con il francese lungo il Civiglio. Lì l’azione di Pinot è risultata decisiva, ma Nibali, raggiunto da un drappello di sette unità a due chilometri dall’arrivo, ha avuto addirittura la forza per contrattaccare in discesa guadagnando così la piazza d’onore.
“Io chiedo sempre il massimo da me stesso oggi ce l’ho messa veramente tutta – ha spiegato a Raisport – ma a un certo punto le gambe hanno detto no. Nel finale del Muro ho provato a ricucire il distacco su Roglic, poi è arrivato Pinot e ho deciso di seguirlo. Mi sono girato, ho visto che era una buona azione e abbiamo continuato, anche se la strada all’arrivo era molta. Sull’ultima salita ci siamo giocati le nostre carte. Negli ultimi chilometri avevo pochissime energie, ho finito l’acqua e ho cercato di gestirmi con quel che avevo. Ho corso con il cuore, anche sul Sormano quando ho chiuso su Roglic l’obiettivo era stare lì. Pinot stava molto bene, siamo rimasti in due e la corsa diventava complicata, ma sono convinto fosse quello il momento giusto per muoversi. Da una parte posso essere contento, non sono super felice ma può andare così. L’allungo finale? Sapevo che dietro c’era un gruppetto ma non mi sono mai girato. Quando ho visto che sono arrivati sulla mia ruota erano allo strenuo delle forze anche loro, ho visto le facce e ci ho riprovato”.
Il messinese non è riuscito a ripetere l’accoppiata Sanremo-Lombardia, impresa che non riesce dai tempi di Eddy Merckx: “Ma dopo quello che mi è successo posso essere moralmente contento di aver fatto una bellissima corsa. La prossima settimana farò un controllo definitivo per la schiena, teoricamente avrei dovuto riprendere l’attività agonistica dopo tre mesi e invece in tre mesi sono già a questo punto. Il secondo posto per me è sempre una sconfitta, ma le energie erano al lumicino dopo una corsa tanto tirata.Pinot aveva una condizione migliore, ha vinto la Milano-Torino e ha avuto una crescita differente. Era l’uomo da battere, lo avevo battezzato insieme a Valverde, e non ha deluso le aspettative. L’ho battuto due volte io e lui una, quindi sono ancora in vantaggio io”.
Ultima battuta sulle disavventure che hanno condizionato la seconda parte di stagione: “Dopo aver inseguito dato e aver ricevuto critiche gratuite, sono contento. Mi sono rilanciato gradualmente, cercavo oggi un riscatto. Non sapevo dove potevo arrivare ma questo secondo posto mi ha dato tanto. Avrei potuto iniziare oggi l’attività sportiva, invece inizio le vacanze. La Vuelta è stata la corsa a tappe più difficile da professionista, sono arrivato con problemi e senza condizione. Ho corso con testa, grinta e caparbietà. C’era voglia di riscatto – ha concluso ai microfoni di Cyclingpro.net – ce l’ho messa tutta per cercare di tornare al mio livello”.
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